Gli inquirenti che indagano sulle cause del cedimento del viadotto Polcevera dell'A10 hanno interrogato a Praga uno dei camionisti sopravvissuti all'incidente per chiarire l'ipotesi del coil caduta da un veicolo. Ipotesi da cui ora Autostrade per l'Italia prende le distanze.

Già poche ore dopo il crollo del ponte Morandi è spuntata su alcuni quotidiani l'ipotesi che l'evento fosse stato scatenato dal passaggio di un veicolo industriale: prima sostenendo che poteva essere stato un convoglio eccezionale, poi la caduta di una bobina d'acciaio. La prima è stata esclusa perché prima del crollo non sono passati veicoli extra-peso, la seconda è invece sopravvissuta e riemersa periodicamente perché uno degli autoarticolati precipitati dal viadotto (per fortuna senza gravi danni per l'autista) trasportava proprio un coil, caricato allo stabilimento Ilva di Genova e destinato a quello di Novi Ligure. Sia il conducente del camion, sia l'azienda di autotrasporto Mcm Autotrasporti hanno negato che il carico sia caduto prima del cedimento e d'altra parte sostenere che un ponte della dimensione del Morandi possa cedere per l'impatto di una bobina d'acciaio (che peraltro rientrava nei pesi di un normale trasporto stradale) appare alquanto bizzarro.
I magistrati devono però valutare qualsiasi ipotesi, quindi hanno deciso di verificare se effettivamente il coil è caduto dal semirimorchio prima del cedimento del Morandi e a metà febbraio 2019 sono andati a Praga per interrogare uno dei camionisti sopravvissuti all'incidente, Martin Kucera, che viaggiava con un articolato dell'azienda Sped.it dietro a quello della Mam Autotrasporti. L'uomo ha dichiarato agli inquirenti di avere rimosso una buona parte di ciò che avvenne quel giorno, ma ha negato di avere visto il coil cadere dal camion che lo precedeva. Una testimonianza che – insieme con le immagini del portacoil sul greto del Polcevera e le perizie tecniche svolte sui resti del veicolo - dovrebbe confermare l'inconsistenza della tesi della caduta della bobina.
Dopo la missione dei magistrati a Praga, anche Autostrade per l'Italia ha preso le distanza dall'ipotesi coil con una nota in cui afferma che questa tesi non è stata avanzata dalla società, bensì "da alcuni soggetti esterni all'azienda, anche del mondo accademico, presumibilmente in considerazione della particolare posizione a terra del coil". Nello stesso tempo Autostrade sembra sminuire l'importanza della testimonianza dell'autista ceco, perché aggiunge che "è opportuno ricordare che il veicolo da lui guidato è stato ritrovato a terra ad almeno 160 metri di distanza dal Tir che trasportava il coil, e che tra i due camion erano presenti numerosi altri veicoli, inclusi mezzi pesanti, peraltro in una condizione di minima visibilità, a causa dell'intensa pioggia in atto". Insomma, la società autostradale prende le distanze ma nello stesso tempo lascia aperto uno spiraglio. Comunque, conclude il comunicato, "Autostrade per l'Italia formalizzerà alle autorità competenti una ipotesi sul crollo non appena i consulenti della società avranno terminato di analizzare le informazioni disponibili per ricostruire le possibili cause, debitamente supportate da analisi numeriche e strutturali".

(fonte trasportoeuropa.it)

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