L'unione mondiale delle associazioni del trasporto stradale ha diffuso un documento che affronta la mancanza di autisti, un problema che interessa l'intera Europa. E lancia alcune proposte.
La carenza di autisti di veicoli industriali è iniziata nei Paesi dell'Europa occidentale ma ora coinvolge anche quelli orientali, al punto che il reclutamento si estende sempre più a oriente e ha raggiunto le Filippine, come mostrano alcuni recenti casi di cronaca che riguardano lo sfruttamento di lavoratori immigrati dal quel Paese. Secondo una valutazione dell'organizzazione, il 21% dei posti di autisti è vacante. Ciò significa, in concreto, che un camion su cinque non ha un conducente. Lo scorso settembre, l'Iru ha organizzato un evento proprio su questo tema, da cui è emerso un documento destinato soprattutto al mondo politico. "L'autotrasporto ha bisogno di una forza lavoro giovane, diversificata e ben qualificata", commenta Matthias Maedge, il Delegato generale dell'Iru a Bruxelles. "Ciò significa che bisogna attivare programmi di formazione e certificazione per attrarre, trattenere e migliorare le competenze degli autisti sul lungo periodo".
Il documento spiega che la carenza di autisti è causata da fattori ciclici e strutturali e devono essere affrontanti entrambi per risolvere il problema. Da un lato, la crescita economica europea degli ultimi anni ha aumentato la domanda di autotrasporto, ma nello stesso tempo le imprese non trovano conducenti nonostante che in alcuni Paesi il tasso di disoccupazione sia intorno al dieci percento. Tra i principali elementi strutturali di questo fenomeno c'è l'invecchiamento della popolazione, che sta portando al pensionamento di numerosi camionisti e l'inadeguatezza delle competenze, che ormai non si riducono alla semplice guida e che diventano sempre più complesse col procedere della digitalizzazione. Il trasporto stradale sconta anche una scarsa presenza femminile, che in altri ambiti aiuta ad affrontare la carenza di manodopera.
Alla politica, le imprese chiedono innanzitutto di riformare i sistemi d'istruzione e di formazione, incoraggiando anche l'introduzione di programmi connessi alla digitalizzazione. E la formazione non deve avvenire solo all'inizio del percorso professionale degli autisti, ma anche durante la loro vita lavorativa, per tenere il passo dell'innovazione tecnologica e degli aggiornamenti normativi. Un altro nodo da affrontare è l'organizzazione del mercato del lavoro in tutta Europa, che richiede una maggiore collaborazione tra strutture pubbliche e imprese e incentivi per quelle che attuano programmi di formazione. Il documento dell'Iru raccomanda anche di promuovere la mobilità della manodopera all'interno dell'Unione Europea e ed elaborare un quadro politico unitario sull'immigrazione dai Paesi terzi.
(fonte trasportoeuropa.it)