Intorno alle 20.30 del 25 agosto 2015 Aldo Autuori era seduto all'esterno di un bar di Pontecagnano, in provincia di Salerno, insieme alla moglie e di un nipote, quando venne avvicinato da due uomini con volto coperto a bordo di uno scooter, che gli spararono diversi colpi di pistola. Autuori morì e fu ferita in modo lieve sua moglie.
La vittima lavorava nell'azienda di autotrasporto di famiglia ed era balzata alla cronaca qualche anno prima del suo assassinio per l'omicidio di Luciano Merola, un pregiudicato di Pontecagnano, avvenuto nel 2000 in una sparatoria iniziata da Merola. Per quel fatto, l'imprenditore venne condannato a dodici anni di carcere ed era stato liberato alcuni mesi prima del suo assassinio. Le indagini partirono subito dall'omicidio di Merola e vennero sospettati i suoi fratelli ma in seguito gli inquirenti hanno cambiato pista, puntando alla criminalità organizzata nell'ambito del controllo mafioso dell'autotrasporto nella Piana del Sele.
Il 27 aprile, la Procura Distrettuale Antimafia ha disposto l'arresto di cinque persone, accusate della morte di Autuori, quattro delle quali già detenute per altri reati. L'accusa è omicidio aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Autuori dopo la sua scarcerazione avrebbe cercato di rientrare nell'attività di autotrasporto, dove nel frattempo era diventato predominate un altro clan. Le indagini rivelano che l'esecuzione è stata attuata con un'alleanza tra diversi clan camorristi delle province di Salerno e Napoli. Secondo la Procura, i mandanti sarebbero due membri del clan Pecoraro-Renna, che opera a sud di Salerno e che avrebbe avuto il controllo del trasporto quando Autuori uscì dal carcere. I due avrebbero chiesto la collaborazione di un elemento del clan Cesarano di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, per eseguire l'omicidio di Autuori, che sarebbe stato compiuto materialmente da due killer assoldati dal un terzo clan, che opera a Giugliano.
(fonte trasportoeuropa.it)