Il colosso lituano del trasporto e logistica sembra avere attraversato in modo indolore la pandemia di Covid-19, ma in compenso deve affrontare pesanti accuse provenienti sia dall’interno della Lituania, sia dall’estero. Nel primo caso la tempesta è arrivata da un documentario trasmesso a metà aprile 2021 dall’emittente televisiva LaisvesTV (e disponibile anche su Youtube) con l’esplicito titolo di “Schiavi del camion”. Il lungo video (di oltre due ore) denuncia lo sfruttamento d’immigrati da parte delle imprese di autotrasporto lituane, con testimonianze degli stessi autisti che parlano di violazioni delle norme sui tempi di guida e di riposo, retribuzioni misere, sequestro dei documenti, scarsa formazione.
Il documentario spiega che un modo per ridurre illecitamente la retribuzione degli autisti è la detrazione dallo stipendio per atti di “cattiva condotta”, come la guida “poco ecologica” o un atteggiamento ostile verso i dirigenti. Girteka ha respinto tutte le accuse, ma il documentario non parla solo di questa società, sostenendo che tali fenomeni sono diffusi nell’autotrasporto lituano. Per esempio alcuni autisti della Hoptransa raccontano di un prelievo per un presunto “fondo autisti” che può arrivare a 700 euro a volta o a cento euro a viaggio, fino ad arrivare a mille euro. Anche questa società ha negato. In altri casi, più semplicemente, gli autisti devono firmare ricevute d retribuzione in contanti che in realtà non incassano.
Il documentario afferma che nella logistica lituana lavorano circa 77mila persone, di cui 69mila sono autisti che viaggiano in ambito internazionale. Molti di loro sono immigrati extra-europei provenienti da Bielorussia, India, Russia, Tagikistan, Ucraina, Uzbekistan e perfino dall’India. L’autotrasporto è una delle principali attività economiche lituane e produce l’otto percento del Pil nazionale, mentre il proprietario di Girteka, Mindaugas Raila, è considerato il secondo uomo più ricco del Paese.
Dopo la trasmissione di questo documentario, la federazione europea dei sindacati Etf ha dichiarato che Lituania e Polonia sono i due Paesi che usano il maggior numero di autisti immigrati per l’autotrasporto: il 70% degli extracomunitari al volante di un camion comunitario ha una Cqc rilasciata in questi due Paesi. “Le prove presentate nel documentario non mostrano la volontà dei trasportatori lituani di rispettare le regole contro il dumping sociale degli autisti, nuove o vecchie che siano. Al contrario, mostra la loro resilienza a continuare come sempre, con frodi e schiavitù che rendono milioni per alcuni capi dell'industria”.
Girteka deve anche affrontare un'altra accusa proveniente dalla Norvegia, dove l’associazione dell’autotrasporto Nlf afferma di avere le prove di venti operazioni di cabotaggio illegale svolte da veicoli della società lituana da gennaio 2020, che sarebbero avvenute con lettere di vettura scritte a mano (che permetterebbe modifiche alle targhe e ai tempi di consegna) e scambio di semirimorchi. A tale accusa Girteka replica negando le irregolarità e spiegando che a volte il cambio di semirimorchio è motivato da ragioni di sicurezza o di normativa. Nlf ribatte che le norme sul cabotaggio non permettono il cambio di veicolo per trasportare la stessa merce.
“Pare che per diversi anni Girteka abbia sfruttato alcune zone grigie della normativa e mascherato trasporti nazionali come internazionali”, dichiara il direttore dell’associazione, Geir A. Mo. “In questo modo la società ha potuto gestire in Norvegia una flotta permanente di veicoli e conducenti dell’Europa orientale. Questi autisti hanno diritto allo stipendio minimo norvegese, mentre lo Stato deve ricevere le tasse. Se ciò non è successo, significa che gli autotrasportatori norvegesi sono stati imbrogliati”.
(fonte trasportoeuropa.it)