Il 14 marzo 2019 la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha arrestato Giuseppe Barletta, amministratore del Gruppo che gestisce l'Interporto Sud Europa.

Oltre a Giuseppe Barletta, il giudice delle indagini preliminari ha disposto misure cautelari per altre tre persone e il sequestro preventivo di beni per un valore di 28 milioni di euro. Questi provvedimenti rientrano in un'indagine su una frode fiscale attuata dal 2006 al 2016 tramite bancarotta, imposte non pagate e autoriciclaggio che ha coinvolto sei imprese che fanno capo a Barletta, che comprende una cinquantina di società. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero svuotato le casse delle società tramite passaggi di denaro all'interno del Gruppo. In una nota, la Procura scrive che "a decorrere dal 2006, il gruppo imprenditoriale facente capo a Barletta Giuseppe, dopo essere stato individuato, dagli enti pubblici competenti, quale soggetto attuatore dell'Accordo di programma finalizzato alla realizzazione dell'lnterporto di Maddaloni-Marcianise, attraverso la costruzione del centro logistico intermodale e del centro commerciale Campania, ha posto in essere una strategia volta a distrarre le liquidità di alcune società del medesimo gruppo, che avevano gestito i progetti infrastrutturali di cui sopra e che nel tempo avevano dolosamente accumulato ingentissimi debiti tributari (per oltre 130 milioni di euro), anche attraverso ripetuti omessi versamenti delle imposte dovute".
In pratica, le società indagate invece di versare le imposte al Fisco, avrebbero dirottato i fondi verso altre imprese del Gruppo sotto forma di finanziamento, portandole all'estero per evitare una riscossione coattiva. Però, l'ingente esposizione del Gruppo verso il Fisco ha spinto la Procura a promuovere nel 2015 il fallimento verso tre società, una procedura che è stata fermata con alcuni piani concordatari con la garanzia delle società, sempre del Gruppo, che avevano ricevuto i flussi di denaro. Ma l'inchiesta ha ricostruito "una serie di operazioni economicamente irragionevoli ed estranee allo stesso oggetto sociale, poste in essere contestualmente all'aggravarsi della situazione debitoria nei confronti del Fisco". Gli inquirenti hanno valutato il buco in 36,7 milioni di euro.
La nota della Procura precisa che "Il gruppo societario ha così consentito artatamente la sopravvivenza di alcune società divenute proprietarie di ingenti consistenze immobiliari, da ultimo utilizzate per rinegoziare con il comune di Marcianise un'ulteriore progettualità di espansione infrastrutturale, sia al fine dell'ultimazione del progetto interportuale (mai terminato in precedenza) che per l'ennesimo sviluppo dell'area commerciale. Lo stesso gruppo imprenditoriale, attraverso una sua controllata, la società "ISE" (Interporto Sud Europa), ha infatti siglato uno specifico accordo transattivo, formalizzato nel novembre 2016, le cui obbligazioni, limitatamente alla parte assunta dal soggetto attuatore privato, anche grazie alla mancanza di adeguati controlli da parte dell'ente locale, sono risultate garantite da fideiussioni illecite, sia perché rilasciate da un Confidi minore, che, in quanto tale, non era abilitato all'emissione di polizze a garanzia dell'adempimento di obbligazioni verso enti pubblici, sia perché non aveva la capacità finanziaria per far fronte agli impegni assunti". Le sei società del Gruppo Barletta coinvolte nella frode sono Società Esecuzioni Appalti Srl, Consorzio Interporto Appalti, Consorzio Esecuzioni Speciali, Società Europea di Partecipazione Srl, Rail Italia Srl, Mail Italia Srl.

(fonte trasportoeuropa.it)

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