Dal Tirreno all'Adriatico alcune associazioni e gruppi di autotrasportatori protestano sempre più vivacemente contro i crolli dei viadotti e delle volte delle gallerie, chiedendo più sicurezza e riduzione dei pedaggi.
Prima i viadotti, poi le volte delle gallerie, ma anche guardrail e barriere antirumore: le autostrade italiane stanno sbriciolandosi e proprio lungo le arterie più frequentate dai veicoli industriali, come quelle dirette ai porti liguri o al sud, lungo la dorsale adriatica. Aumentano le restrizioni o le chiusure di viadotti e gallerie a causa dei rischi di crollo connessi alla scarsa manutenzione, causando deviazioni o lunghe code e la lista potrebbe allungarsi, poiché una recente relazione della Commissione Lavori Pubblici ha identificato duecento tunnel autostradali che non sono a norma, che si aggiungono all'elenco dei ponti ammalorati emerso nei mesi successi al crollo del Morandi.
In Liguria le cattive condizioni delle autostrade condizionano il futuro dei porti fino dall'interruzione dell'A10 per il cedimento del viadotto Polcevera. Dopo i primi interventi d'emergenza la situazione sembrava tornare a una parvenza di normalità, ma la limitazione al traffico di due viadotti e il crollo della volta di una galleria hanno reso anche la A26 un'autostrada debole, mentre il crollo del cavalcavia Madonna del Monte sull'A6 ha creato una strozzatura proprio in concomitanza con l'apertura del nuovo terminal container di Vado Ligure, a Savona.
Riguardo a questo ponte, un articolo del Sole 24 Ore del 28 novembre 2019 afferma che il pilone crollato a causa di una frana era quello più a rischio nel caso di tale evento, perché era il più esposto, ma non era stato rinforzato, a differenza di quello successivo, che è rimasto in piedi. Questa è una circostanza su cui stanno indagando gli inquirenti per verificare eventuali responsabilità della concessionaria dell'autostrada, la società Autostrada dei Fiori, del Gruppo Gavio. Infatti, il rinforzo di una delle due pile del ponte indica la consapevolezza del rischio di valanghe e quindi la necessità di agire sull'intera struttura e non solo su una parte.
Sui problemi causati dal crollo del Madonna del Monte sono intervenuti più volte gli autotrasportatori piemontesi, chiedendo l'abrogazione o la riduzione dei pedaggi, ma anche un intervento presso la Francia, che sta vietando il transito dei veicoli pesanti su una possibile alternativa all'autostrada tra Piemonte e Liguria, come per esempio avviene nella valle della Roja. Intanto, Autostrada dei Fiori ha annunciato di avere iniziato le procedure per la ricostruzione del viadotto, che sarà lungo 58 metri e a una sola campata. Per le esigenze del nuovo terminal container sarà costruito un nuovo svincolo autostradale a Bossarino, che eviterà ai camion di percorrere la viabilità urbana.
I problemi sull'A14 sono più recenti, ma altrettanto gravi perché incidono su un'arteria fondamentale per il traffico tra nord e sud. Il 19 dicembre 2019 la Società Autostrade per l'Italia ha vietato la circolazione dei veicoli sopra le 3,5 tonnellate tra Pineto e Pescara Nord per problemi al viadotto Cerrano, scaricando il traffico pesante sulla Statale Adriatica – con una stima di quattromila camion al giorno - con le conseguenti code chilometriche. Non si sa ancora quando il ponte sarà completamente accessibile.
Il 9 gennaio si è svolto un incontro al ministero dei Trasporti con Autostrade per l'Italia (che gestisce l'autostrada) dove la società autostradale ha presentato ai rappresentanti del ministero dati che "hanno messo in evidenza risultati delle prove positivi e come tali, favorevoli alla riapertura del traffico pesante sul viadotto", come scrive una nota del ministero. Sulla base di queste informazioni, il 13 gennaio il ministero potrebbe fornire parere favorevole al ripristino della circolazione per i mezzi pesanti, seppure "ad andatura distanziata e contenuta". Dovrebbero esserci presupposti favorevoli anche per la barriere laterali.
Nel frattempo sono sorte vivaci proteste degli autotrasportatori delle regioni attraversate dall'autostrada, dopo casi di file lunghe fino a venti chilometri, con attese da tre a cinque ore. Il 10 gennaio, Confartigianato Trasporti, Fita Cna e Fai-Conftrasporto delle regioni Marche, Abruzzo e Puglia hanno dichiarato la mobilitazione dell'autotrasporto. "L'autotrasporto non è più in grado di programmare i propri viaggi, di rispettare i tempi di consegna e se permane questa situazione le imprese dovranno passare dalla tariffa a chilometro alla tariffa oraria secondo i tempi di percorrenza dato che per effettuare un trasporto che prima richiedeva 3/5 ore oggi ne servono oltre il doppio e con le limitazioni dei tempi di guida previsti dalla legge si dimezza il servizio di trasporto effettuato", scrivono le associazioni in una nota.
Oltre al ripristino della viabilità autostradale ai mezzi pesanti, gli autotrasportatori adriatici chiedono la riapertura del casello di Roseto e lo sblocco di restrizioni in altri viadotti. Tutti ostacoli che non danneggiano solo l'autotrasporto, ma anche gli altri utenti della strada e i paesi lungo l'Adriatica, come precisa la nota delle associazioni: "Sono ormai innumerevoli gli incidenti con feriti verificatisi a seguito di queste abnormi limitazioni, anche sulla viabilità ordinaria vanificando gli eventuali obiettivi di sicurezza che le misure cautelari si prefiggono. Inoltre queste restrizioni alla circolazione creano ai cittadini e alle località interessate gravissimi problemi di inquinamento, per via della concentrazione di emissioni derivanti dalle migliaia di mezzi pesanti che quotidianamente sono costretti a circolare sulla viabilità ordinaria". Le tre sigle annunciano che se non saranno risolti questi problemi organizzeranno manifestazioni nella aree interessate.
(fonte trasportoeuropa.it)