Gli effetti dell'attentato avvenuto il 14 settembre 2019 contro due grandi impianti di trattamento del petrolio in Arabia Saudita stanno già apparendo nei prezzi alla pompa del gasolio e cresce la preoccupazione degli autotrasportatori sulle conseguenze per i costi.

La parziale distruzione di una raffineria e di un impianto di stabilizzazione del petrolio dell'Aramco in Arabia Saudita ha immediatamente causato un'impennata del prezzo del petrolio perché si riduce l'offerta di prodotto da parte del Paese arabo, che è il secondo fornitore del mondo dopo gli Stati Uniti. Per ora ci sono riserve sufficienti per affrontare l'emergenza, ma non è chiaro quando i due impianti potranno tornare a produrre a pieno regime, quindi il prezzo del petrolio resta elevato e le conseguenze appaiono anche alla pompa. Il 18 settembre, il Quotidiano Energia riferisce che i prezzi di benzina e gasolio in modalità self service sono aumentati, portando il prezzo medio al litro di quest'ultimo (rilevato dal ministero per lo Sviluppo Economico) a 1,468 euro al litro, con punte di 1,488 euro, mentre la modalità servito ha un valore medio di 1,606 euro al litro. Le ricadute sull'autotrasporto sono immediate, soprattutto per le imprese che acquistano il carburante alla pompa, e potrebbero ripercuotersi sull'intera filiera del trasporto, con aumenti di numerosi beni. Ricordiamo che per affrontare questo nodo le associazioni chiedono al Governo il ripristino della pubblicazione dei costi minimi di sicurezza, mentre nel settore del container si parla di applicare in modo obbligatorio il fuel surcharge, ossia un supplemento automatico legato al prezzo del carburante.

(fonte trasportoeuropa.it)

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