Quattro anni di pazienti indagini coordinate dalla Procura di Bolzano e svolte dalla Guardia di Finanza di Trento hanno sgominato un’organizzazione internazionale che ha importato illegalmente in Italia almeno due milioni di litri di gasolio tra il 2015 e il 2019. Oltre a non pagare le imposte, questo carburante era mischiato ad altre sostanze. Si tratta dei cosiddetti designer fuels, ossia miscele d’idrocarburi che comprendono gasolio e oli di diversa provenienza che sono classificati formalmente come oli lubrificanti, solventi o diluenti e quindi sono esenti dal pagamento delle accise sui carburanti. Ma in realtà mantengono le caratteristiche del gasolio che li rendono adatti all’autotrazione, anche se possono danneggiare i motori dei veicoli diesel. Questo pseudo-carburante era importato con veicoli industriali provenienti da Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca.

Le indagini dei Finanzieri si sono concentrate su un gruppo di persone di diverse nazionalità (italiani, polacchi, cechi, sloveni ed albanesi) che agiva su sala europea. Nel corso dei quattro anni, l’organizzazione ha subito il sequestro di diverse autocisterne, ma ha continuato a operare, affinando le sue modalità operative. Anche l’indagine ha assunto una dimensione internazionale, attivando numerosi ordini d’indagine europea e coinvolgendo l’Europol e Eurojust. Così le investigazioni si sono estese in Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria, Grecia e Malta.

Gli inquirenti hanno tracciato carichi di oli di diversa natura entrati in Italia tramite i valichi del Brennero, di Tarvisio e Trieste. In Italia, questi prodotti erano miscelati con modeste quantità di gasolio così da poter alimentare un motore diesel, seppure con scarse prestazioni. Questa miscela proseguiva il viaggio con una falsa documentazione che attestava finte destinazioni estere, come Malta, Cipro o la Grecia, ma in realtà era venduta, ovviamente in totale evasione d’imposta, sul territorio italiano, soprattutto in Campania, Puglia, Lazio, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.

In alcuni casi, la documentazione indicava come destinatari del trasporto reali imprese, che erano ignare della frode, in altri casi erano indicate società inesistenti. Quando il ciclo della distribuzione era completato, l’organizzazione distruggeva la relativa documentazione, così da nascondere la reale origine del prodotto. E per farlo meglio, i pagamenti dei carichi erano compiuti spesso in contanti, oppure tramite bonifici verso società compiacenti e giustificati da operazioni contabili inesistenti.

Al termine dell’indagine, la Finanza ha denunciato 49 persone con l’accusa di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi. Inoltre, ha sequestrato 160 tonnellate di miscele idrocarburiche di gasolio e di oli di diversa natura, undici automezzi (di cui tre autocisterne e otto autotreni) utilizzati per il trasporto dei prodotti, per un ammontare di imposte evase pari a quasi due milioni di euro. I Finanzieri stanno anche accertando il consumo in frode di altre due tonnellate di prodotto analogo a quello sequestrato. I veicoli sequestrati sono stati assegnati ai Vigili del Fuoco per fini istituzionali.

(fonte trasportoeuropa.it)

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.