Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea, i due Regolamenti e la Direttiva che formano il Primo Pacchetto Mobilità che riforma l’autotrasporto internazionale entreranno progressivamente in vigore. Il primo a essere applicato è il Regolamento UE 2020/1054 del 15 luglio 2020, che modifica il regolamento CE 561/2006 sui tempi di guida e di riposo degli autisti e il Regolamento UE 165/2014 sul cronotachigrafo. Questo provvedimento sarà immediatamente in vigore in tutti i Paesi comunitari dal 20 agosto 2020.

Come era prevedibile, gli autotrasportatori dell’Est stanno alzando le barricate contro questo Regolamento e dopo avere perso la battaglia dell’approvazione ora avviano una guerriglia sulla sua applicazione. Un primo attacco viene dall’associazione rumena Untrr, che ha già presentato alle Autorità rumene e alla Commissione Europea una richiesta di “chiarimenti urgenti” su alcuni provvedimenti del Regolamento UE 2020/1054, “al fine di prevenire i controlli e le multe abusive delle autorità dell'UE occidentale contro i vettori rumeni”.

Il primo chiarimento riguarda l’obbligo degli autisti a tornare in sede o nel luogo di residenza ogni tre o quattro settimane per svolgere il riposo settimanale regolare. L’associazione chiede “la conferma che il rientro dei conducenti possa essere organizzato nei centri logistici affittati o di proprietà delle società di trasporto rumene nell'Europa occidentale”. Inoltre, se l’autista rientra a casa con mezzi di trasporto diversi dal camion che ha guidato (aereo o autobus), l’associazione chiede come bisogna documentarlo. Infine chiede come comportarsi nel caso in cui “il conducente si rifiuta per motivi personali di ritornare al centro operativo del datore di lavoro nello Stato membro di stabilimento o nel suo luogo di residenza”.

Da queste domande emergono le possibili strategie che i vettori dell’Est potrebbero attuare per affrontare l’obbligo di far tornare in sede gli autisti ogni tre o quattro settimane. La prima è acquistare o affittare spazi nei Paesi dell’ovest invece di far tornare gli autisti alla sede dell’azienda o alla loro residenza, magari “convincendoli” a farlo in modo “spontaneo”. E se proprio l’autista deve tornare, può farlo lasciando il veicolo nel Paese estero, a disposizione di un collega che lo rimette in moto.

La Untrr ritiene che queste misure “ingiuste e discriminatorie” porteranno a un “indebolimento sul mercato delle imprese rumene di autotrasporto e al fallimento della maggior parte di quelle piccole”. L'associazione prevede che “aziende, manager , dipendenti e le loro famiglie, per lo più tra i 25-45 anni, migreranno verso paesi come la Germania (dove per ogni bambino vengono offerti assegni di quasi 200 euro al mese), Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna, Austria”.

La sigla aggiunge che “le nostre stime preliminari mostrano che nei prossimi due anni, la Romania perderà oltre il 5% del Pil a causa della migrazione delle attività di trasporto internazionale su strada, compreso il personale direttamente coinvolto e le loro famiglie. A medio e lungo termine, la Romania perderà circa 200mila conducenti professionisti, comprese le loro famiglie, e dovrà affrontare una crisi senza precedenti nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, stimiamo che perderemo il 30% degli operatori di trasporto rumeni, che non saranno in grado di sopravvivere alla crisi del coronavirus e metà delle restanti società che gestiscono il trasporto stradale internazionale lascerà la Romania entro 18 mesi, il termine per l'entrata in vigore di tutte le disposizioni Primo Pacchetto Mobilità”.

(fonte trasportoeuropa.it)

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